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19 marzo. Ricordando Michail Bulgakov

Se dici letteratura russa del Novecento a cosa pensi? Forse al Dottor Zivago, forse ad Arcipelago gulag. Oppure, quasi sicuramente, al Maestro e Margherita.

Romanzo straordinario, «un miracolo che ognuno deve salutare con commozione» secondo Eugenio Montale, ma anche una delle opere dalla vita più travagliata, al pari di quella di Michail Bulgakov che il 19 marzo del 1940 moriva a Mosca appena cinquantenne.


Scritto e riscritto dall’autore, Il maestro e Margherita arriverà a essere pubblicato solo nel 1966 e nemmeno come libro: uscì infatti a puntate sulla rivista “Mosca” per poi regalare a Bulgakov quella fama che in vita, regolarmente censurato dal regime stalinista quale che fosse il contenuto delle sue opere, non aveva mai avuto.

Testo amaramente satirico, Il maestro e Margherita ripercorre le persecuzioni inflitte a uno scrittore e drammaturgo (definito il "Maestro") da parte delle autorità sovietiche degli anni Trenta, intrecciandole al suo amore con Margherita Nikolaevna in un gioco di continui rimandi alla vicenda di Ponzio Pilato, fino all’arrivo del Diavolo in persona in Russia.


E che nella figura del Maestro Bulgakov potesse immedesimarsi con naturalezza lo ricorda la sua tormentata biografia: gli anni da medico dopo le gravissime ferite riportate nella Prima guerra mondiale, le tre mogli, la passione coltivata fin da ragazzo per la letteratura e il teatro che alimenta prima gli "Appunti di un giovane medico" e quindi un lungo elenco di drammi e romanzi che dividono il pubblico, entusiasta, dalla critica. Sempre che riescano a sfuggire gli artigli della censura, che arriva nel 1929 a colpire l’intero corpus di romanzi e opere teatrali di Bulgakov.

Dieci anni dopo, nel 1939, un piccolo gruppo di amici assiste alla lettura privata de Il maestro e Margherita, a pochi mesi dalla morte dell’autore. Sessant’anni dopo, venite a scoprirlo in libreria… ne vale la pena.



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